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Trullo in Puglia

Il rifugio della signora Lella Medici, vulcanica imprenditrice e pugliese d’adozione, è un trullo ristrutturato con cura filologica. Più o meno centotrenta metri quadrati di stanze bianche con un dehors. «Cuciniamo tutto quello che cresce nei due orti sul retro», racconta Lella da Modena. «Ma senza gemellaggi gastronomici, cucino solo alla maniera della Puglia. Ormai i segreti li so». «Quando sono arrivata qui, l’aia era un cumulo di ruderi, mentre il trullo era già stato rimaneggiato dai precedenti proprietari», racconta. Con l’architetto Cosimo Cardone dello Studio Talent di Ostuni fanno un piano d’attacco. «Dopo un primo sopralluogo ho spiegato a Lella quali fossero gli elementi su cui intervenire. Prima di tutto le pareti in pietra a vista da ricoprire di calce bianca, e l’aia da ripavimentare così come avrebbe dovuto essere in origine», dice Cardone. «Sono molto severo nei miei giudizi architettonici. Il problema di alcune ristrutturazioni in questa zona è che non vanno all’origine, non tengono conto della storia, della sua profondità. La calce bianca per le pareti interne ed esterne è stato il primo passo di rinaturalizzazione». È così, a piccoli passi rispettosi della storia, che la Puglia è diventata meta preferita di star come Helen Mirren (Oscar per The Queen): passa di qui e non resiste, compra un maniero del Cinquecento nel borgo di Tricase. O di Giorgio Armani, Riccardo Muti, Sean Connery. Cardone riporta l’accento sul valore del restauro conservativo. «Al trullo avevano aggiunto un volume esterno per avere più camere. Ma l’architettura più tipica di questa terra è curvilinea e conica. Perciò, non potendo demolire questa ingombrante annessione, l’abbiamo interamente nascosta con il verde», spiega. Poi si sono occupati del dehors. «La piscina, che già c’era, era circondata di terra rossa. Così abbiamo disegnato un perimetro di verde attorno e delimitato lo spazio circostante con muretti a secco, ricostruiti tali e quali agli originali», spiega l’architetto. Naturalmente è stata preziosa la manodopera locale, con la quale abbiamo anche recuperato alcuni pezzi antichi da mescolare a elementi di design che servivano a rendere contemporaneo il progetto», continua Cardone. «Abbiamo anche trovato un’antica manifattura che si è occupata di realizzare i tessuti in lino e canapa di tende, cuscini e lenzuola. In soli cinque mesi Lella e l’architetto completano il restauro. «I pezzi li ho scelti tutti io», dice Lella, che dirige con energia un’azienda di ceramiche in Emilia. Qualche settimana fa ha dato con successo la sua grande festa d’inizio estate, con ottimo vino, i piatti della tradizione e un’orchestra chiamata per l’occasione (siamo stati invitati anche noi, naturalmente).

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Trulli di Alberobello

Provenienza della fotografia freepik

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