Dalle discrete finestre con l’architrave ligneo ai pavimenti in cotto, alle vivaci mattonelle dipinte a mano, probabilmente dai ceramisti della vicina Collesano. La stessa volontà di conservare intatte le atmosfere di un tempo ha guidato le scelte nell’arredo, fatto in gran parte di pezzi di famiglia o al più reperiti sul territorio.
Come un piccolo museo della vita contadina, il frantoio rappresenta per Maria Cristina Fatta del Bosco il simbolo dell’attività familiare che continua a svolgere con impegno. «È una piccola produzione di olio, ma di grande tradizione», spiega. «I frutti sono soltanto quelli del nostro uliveto: 2.500-3.000 piante, tra gli esemplari secolari e quelle più giovani, delle varietà siciliane che resistono meglio alla siccità. Olive Piancolilla e Nocellara del Belice, quindi, dalle quali ricaviamo un olio extravergine biologico certificato». L’intero ciclo di produzione avviene cioè come 2.000 anni fa. L’acqua è quella che piove dal cielo, non si impiegano fertilizzanti né antiparassitari e la raccolta viene fatta a mano, con canne e reti, prima che le olive cadano a terra
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