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L’architettura come uno spartito musicale

Architetto partigiano, disegnatore, e restauratore, Riccardo Gizdulich, nasce a Fiume nel 1908. Vive e lavora nella Firenze post bellica, durante il periodo storico della ricostruzione dei ponti fiorentini sull’Arno, distrutti dalle bombe tedesche, che lasciano alle rovine intatto solo Ponte Vecchio. A testimoniare la vita e le opere dell’architetto, la Fondazione Michelucci di Fiesole durante l’incontro tenuto nei giorni scorsi, che apre un ciclo in occasione dei trent’anni dalla nascita della fondazione. Dal panorama di Firenze, inizia il racconto di amici e colleghi, la ricostruzione della vita dell’architetto, di cui pochi e frammentari documenti consentono di ricostruire la sua biografia in maniera completa. Gizdulich arriva a Firenze per svolgere il servizio militare, e si iscrive nel 1930 alla Scuola Superiore di Architettura, dove lavora come disegnatore presso vari studi, tra cui lo studio di Michelucci, di cui sarà allievo e collaboratore negli anni seguenti. Si trasferisce in Abruzzo e Molise per conto della Soprintendenza dove lavora come disegnatore. Torna a Firenze nel ’38, riprende gli studi d’architettura interrotti, continuando a lavorare per la Soprintendenza ai monumenti fiorentini fino al ’43. Inizia la guerra, il tempo è sospeso, durante il quale maturano le idee artistiche a fianco dei compagni partigiani tra cui Bruschi e Potente. Sono le grotte i luoghi dove si aprono dibattiti e confronti sull’avvenire dell’architettura, la ricostruzione delle città invase dalle macerie. Visionari e innovativi, gli architetti riprendono la strada interrotta, uniti determinano la svolta culturale per il rinnovamento della Scuola d’Architettura di Firenze. Il gruppo dei dieci, di cui Gizdulich è componente, ha l’obiettivo comune di riformare la scuola, ridare all’architettura il compito di essere abitabile e funzionale a chi la abita, per il popolo e ideata dal popolo. La modernità è il tema centrale per la ricostruzione di Firenze, di cui il Ponte Santa Trinita, che impegna Gizdulich dal novembre del ’44 al dicembre del ’57. A Gizdulich è affidato l’incarico di coordinare le operazioni per il recupero dei frammenti del ponte dalla Commissione artistica per Firenze distrutta dal Cnl toscano, presieduta da Giovanni Poggi, di cui vicepresidente Giovanni Michelucci. Per il Ponte Santa Trinita è la quarta ricostruzione, con il recupero dei sommozzatori dei resti del ponte sul fondo dell’Arno, emergono pezzi di statue e cartigli. Insieme al recupero, segue nel ’47 l’operazione di rilievo dello stato di fatto del ponte, che attraverso documenti e iconografie redatte dall’Igm, Gizdulich realizza un calco del ponte com'era, ricostruito ripartendo dalle pile. Ma è sul come ricostruirlo, che si accende il dibattito. Gizdulich sostiene la tesi per cui la costruzione architettonica è già una riproduzione. L’architettura a differenza dell’arte autografica, come la pittura, necessita degli interpreti come la musica per la sua esecuzione. L’interpretazione è quindi necessariamente diversa. L’architettura e la musica seguono uno spartito, di cui l'interprete esegue soggettivamente la partitura. Il tema del restauro applicato all’architettura, riguarda non solo la struttura, ma anche i materiali e il colore. L’autenticità su cui si dibatte per la ricostruzione del Ponte Santa Trinita, è collegata alla sua riproduzione, forma e tecnica non si escludono. Il progetto architettonico è un’opera che non esiste senza l’interprete, come la musica non esiste senza l’ascolto, così il colore rappresenta il limite per una fedele riproduzione. Il colore come tonalità, non è replicabile ma può solo avvicinarsi al mancato. Tra il ’52 e il 54, affiancato da Emilio Brizzi, è redatto da Gizdulich il progetto esecutivo del ponte. Al centro del documento il tema della tecnica di esecuzione che ha un valore fondamentale per l’attendibilità della riproduzione. La ricostruzione avviene utilizzando le pietra forte come elemento di casseforma per riversare il calcestruzzo. Così la tecnica del tempo passato assume una connotazione moderna. L’idea è sostenuta sul documento redatto, anche in nome della paternità dell’opera attribuita a Michelangelo, un'ipotesi sostenuta dal paragone con le sue opere e alla particolare forma delle arcate a catenaria. Gizdulich si esprime nell'architettura e nel restauro come in un'unica disciplina artistica che abbraccia l'arte senza distinzione tra arte moderna e arte antica, interpretata come una sinfonia sul fiume Arno e sulle sue rive, come una partitura armonica da attraversare.

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