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La città futurista di Sant’Elia

La frase pronunciata da Muthesius nel famoso dibattito di Colonia del 1914, cambiò il fare dell'architettura e con essa tutto il settore di attività della Werkbund. Standardizzazione del gusto e della progettazione, la posizione sostenuta da Muthesius, arte e individualismo, forza creatrice e spontanea dall'altra era la posizione di Van de Velde. Così agli albori della prima guerra mondiale, l'architettura futurista, si costituisce di pensieri rivoluzionari grazie ai quali è stata possibile la rivoluzione industriale dell'architettura e il design moderno. Futurismo e cubismo insieme al movimento olandese, De Stijl, in cui si esalta la poetica del neoplasticismo delle forme e il puro atto costruttivo. Risalgono a questo periodo storico i progetti futuristi, di cui la ricerca per l'urbanistica della città assume un valore fondamentale. L'architettura italiana si manifesta con i progetti di Antonio Sant'Elia, architetto che rielabora in chiave architettonica il manifesto futurista di Marinetti: «il valore decorativo dell'architettura Futurista dipende solamente dall'uso e dalla sistemazione originale di materiali grezzi o scoperti o violentemente colorati.». Un progetto mai realizzato, sviluppato in uno schizzo del 1913-14, che illustrava in modo sapiente la visione di una città del futuro. L'architettura pianificata dall'urbanistica, un progetto mai realizzato per la prematura scomparsa dell'architetto. Uno schizzo che illustrava la soluzione al traffico a livelli molteplici, la circolazione delle automobili, e passaggi pedonali che collegavano edifici a terrazze. Sono di Sant'Elia i primi progetti di grattacieli, disegnati da lui con la caratteristica rivoluzionaria dei piani arretrati, progettati nel 1919, e privi di decorazione. Progetti e schizzi mancati con l'arrivo della prima guerra mondiale che non ha reso possibile la loro costruzione. Lo sviluppo dell'urbanistica e la visione di una città del futuro nasce da qui, insieme ai nomi di Garnier, Boccioni e Marinetti che hanno reso possibile quello che sosteneva Van de Velde: «l'artista per la sua intima essenza, è un fervente individualista, un creatore libero e spontaneo.»

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