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La casa a Cefalù

L’intervento sui circa 500 metri quadrati disposti su due livelli, ha privilegiato la creazione di una vastissima zona giorno al piano terreno, dove prima c’erano le stalle coperte da un grandioso soffitto a capriate in legno. E al primo piano, nella lunga infilata di salotti e camere da letto, una volta destinate alla residenza dei padroni, ha riprodotto con materiali del posto, o ripulito e restituito all’antica dignità, tutti gli elementi strutturali della tipica costruzione difensiva siciliana. Dalle discrete finestre con l’architrave ligneo ai pavimenti in cotto, alle vivaci mattonelle dipinte a mano, probabilmente dai ceramisti della vicina Collesano. La stessa volontà di conservare intatte le atmosfere di un tempo ha guidato le scelte nell’arredo, fatto in gran parte di pezzi di famiglia o al più reperiti sul territorio. Come un piccolo museo della vita contadina, il frantoio rappresenta per Maria Cristina Fatta del Bosco il simbolo dell’attività familiare che continua a svolgere con impegno. «È una piccola produzione di olio, ma di grande tradizione», spiega. «I frutti sono soltanto quelli del nostro uliveto: 2.500-3.000 piante, tra gli esemplari secolari e quelle più giovani, delle varietà siciliane che resistono meglio alla siccità. Olive Piancolilla e Nocellara del Belice, quindi, dalle quali ricaviamo un olio extravergine biologico certificato». L’intero ciclo di produzione avviene cioè come 2.000 anni fa. L’acqua è quella che piove dal cielo, non si impiegano fertilizzanti né antiparassitari e la raccolta viene fatta a mano, con canne e reti, prima che le olive cadano a terra

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Cefalu Palermo

Provenienza della fotografia shutterstock

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