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Gli architetti di b-arch e la loro idea di architettura domestica

Gli architetti Alessandro Capellaro e Sabrina Bignami, in una parola b-arch (con sede a Prato), sono gli autori, ideatori, creatori, restauratori di Box House e Palazzo Orlandi, due progetti, tra i tanti, che hanno avuto più successo mediatico oltre ad essere le loro case, ed è per questo, ci dice Alessandro Capellaro, che “abbiamo potuto spingere di più nei contenuti concettuali e formali, alla base della nostra idea di architettura domestica”. Nel dettaglio: la Box house era una tintoria nell’Ottocento e falegnameria nel dopoguerra, oggi residenza dell'architetto Alessandro Capellaro. L'identità della casa è costituita principalmente da due elementi. Il primo è lo spazio. Alla continuità degli ambienti si sovrappone una concezione delle funzioni estremamente flessibile: gli ambienti della casa sono identificati dalla dislocazione degli elementi di arredo e possono essere trasformati con grande semplicità, spostando gli stessi oggetti, alcuni dei quali montati su ruote, secondo il modificarsi delle esigenze, dell'identità o della composizione degli abitanti. Il secondo elemento è rappresentato dallo stesso oggetto che dà il nome alla casa. Si tratta di una scatola, anzi di trecento scatole, utilizzate per disegnare e realizzare gli arredi, trecento urne elettorali in legno costruite da sconosciuti falegnami a partire dagli anni Quaranta e utilizzate nelle elezioni italiane che vanno dal dopoguerra agli anni Ottanta. Trovate in un mercato delle pulci sono diventate i “mattoni” della costruzione dello spazio interno, diventando di volta in volta letti, pareti, capienze, bancone, divano, boiserie, scrivania, tavolo. Sono gli elementi minimi costitutivi dell'interior-design e allo stesso tempo sono memoria, radici, frammento di storia, identità. Lo spazio, capace di sopravvivere alla funzione che lo ha generato e la persistenza della memoria, in equilibrio tra design e objet-trouvè, rappresenta bene l'idea di abitare contemporaneo che b-arch pone al centro della sua attività professionale e della sua ricerca. Palazzo Orlandi, dimora del tardo XVIII secolo di una ricca famiglia borghese dell'imprenditoria tessile toscana, ricca di potere evocativo ma assolutamente contemporanea, è oggi la residenza di Sabrina Bignami, architetto specializzata in restauro e interior design con il gusto di rivedere il tradizionale concetto di restauro in chiave più ironica e leggera. Pensare a degli interni italiani richiama immediatamente immagini di antiche dimore arredate in stile classico, o, al contrario, a vetrine per grandi firme del design contemporaneo. "Gli italiani sono grandiosi sia negli interni antichi che in quelli moderni, ma non così tanto nel fonderli con naturalezza ed ironia”, da questa considerazione prende il via l'innovativo lavoro dell'architetto, alla base della vera essenza di casa Orlandi. Il restauro è stato lungo e difficile per l'avanzato stato di degrado del palazzo, disabitato per venti anni, anche gli affreschi di Luigi Cattanei (che lavorò per il Granduca di Toscana a Palazzo Pitti e in diverse ville dei Medici a Firenze) sono stati scoperti quasi per caso. Il risultato: sono affreschi sbalorditivi che incorniciano tutto il palazzo. Le stanze si susseguono una dopo l'altra, senza corridoi, in un'originale successione continua di ambienti. Fin dall'inizio il progetto è stato pianificato con lo scopo di cercare una doppia anima: da una parte il desiderio di un intervento semplice, minimale; dall'altra, la forte volontà di introdurre elementi di una contemporaneità non stereotipata, ma capace di mescolare elementi semplici rinvenuti nei mercati europei con pezzi di famosi designer internazionali, adatti a creare un mix tipico di una casa vissuta. "Gioco con gli stili contrastanti - racconta Sabrina Bignami - completando uno con l'altro i colori ricchi e gli ornati dettagli degli affreschi e del pavimento le linee pulite dei mobili contemporanei e di oggetti che provengono da marchè aux puces di tutto il mondo, e parlano dei miei viaggi e della mia vita". Tra i lavori in corso, Alessandro e Sabrina ci svelano che hanno tra le mani il rendering di un progetto che si apprestano a costruire. "Si tratta del recupero di un vecchio edificio industriale affiancato da un altro di nuova costruzione. Si trova a Prato ed è un progetto che pur inserendosi in un percorso realizzativo istituzionale, con tutti i limiti e gli obblighi che questo comporta e che costituisce un grosso limite alle possibilità espressive e concettuali dell'architettura, ha in sé importanti contenuti, legati sia all'idea di città, alla varietà delle funzioni e alla gradualità del passaggio tra spazio pubblico e privato, sia agli aspetti di contenimento dei consumi e della dispersione energetica".

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