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Architetti Ambulanti Associati, quando la crisi si vince incontrando la gente

Architetti Ambulanti Associati è un gruppo di professionisti che si pone come obiettivo quello di rendere accessibile la professione dell'architetto diffondendo la cultura del recupero. E lo fa con un approccio inusuale e, se vogliamo, un po' provocatorio: uscendo dagli studi e scendendo ad incontare la gente nelle piazze, in strada o nei centri commerciali. Di questo (e altro) ne abbiamo parlato con gli AAA nella nostra intervista. Come nasce il progetto Architetti Ambulanti Associati? Le riflessioni sono iniziate qualche anno fa in merito ad un diverso approccio alla nostra professione, riflessioni non solo di natura economica ma, soprattutto, di natura culturale. Siamo un gruppo di professionisti e abbiamo deciso di valutare tutte le reazioni possibili di un pubblico che ritiene la fruizione di questo lavoro come appena utile se non elitario. Abbiamo deciso di incontrare le persone direttamente e non in rete, parlare vis-à-vis e non chattare. Rivalutiamo il più antico e semplice dei rapporti umani: l'incontro in strada, in piazza, e, perché no, tra un banchetto di frutta e vestiti. Oppure, come già accaduto, nei corridoi dei centri commerciali. Ecco la nostra iniziativa provocatoriamente ribattezzata Architetti AmbulantiI Associati, il primo studio a tripla A  (in realtà è una associazione culturale). A distanza ormai di tre anni dall’inizio di questa esperienza ci conforta, nonostante gli eventi infausti degli ultimi giorni, l’invocazione di professionisti del territorio “condotti” : non solo la rivalutazione di geologi condotti ma anche di architetti condotti. Potete spiegarci la vostra filosofia? Riuscire a spiegare che una determinata funzione professionale può aiutare a programmare scelte ed investimenti su oggetti che sono patrimonio economico e culturale. Spiegare dunque che una casa è qualcosa di più di semplici mura o impianti. Una casa è il contenitore di funzioni di relazione, è contenitore di scelte di vita e, soprattutto, è il luogo in cui il proprio patrimonio culturale ed economico devono incontrare le sicurezze. Negli ultimi anni si è stati abituati a visioni estremamente divergenti: architetture realizzate solamente da archistar e contenitori edilizi sparsi nel territorio con approssimazione e carenze progettuali che hanno reso in alcuni casi irriconoscibile il territorio. Per  dare assistenza avete puntato (anche) sull’economicità. Perché rivolgersi ad uno specialista costa troppo? E come mai questa vostra decisione controcorrente? Cambia qualcosa nella qualità del servizio offerto? Oggi purtroppo tu compri valutando un costo ed il professionista, nel settore della progettazione, in genere è considerato un costo superfluo. Da qui è nata l’idea di solleticare il mercato attraverso una ipotesi promozionale cercando di far comprendere che il professionista è soprattutto un investimento che può aiutarti a migliorare, o indirizzare al meglio un budget, e soprattutto garantire qualità e sicurezza per i soldi spesi, che se ben spesi si chiamano investimenti. E la casa è il primo degli investimenti nella nostra cultura, per il quale spesso si perde anche la salute. Ma le case esistono sul territorio: se l’integrazione è massima si parla di qualità ambientale, architettura. Se l’integrazione è inesistente si parla di oggetti fuori luogo, territorio violentato, disastro ambientale, abusivismo, rischio sociale, emarginazione... Comunque la nostra provocazione di approccio con gli utenti ha funzionato e per questo non crediamo di essere controcorrente. Il servizio previsto nella nostra promozione ed offerto è stato di una consulenza integrale escludendo gli adempimento normativi necessari per realizzare le opere. Le tariffe da noi utilizzate durante le promozioni hanno sempre validità circoscritte ad eventi di natura culturale, limitate nel tempo e non necessariamente riproponibili.  Per esempio l’ultimo evento da noi sostenuto nella città di Pavia, ormai un anno fa, prevedeva che gli introiti (provenienti anche da sponsor)  venissero donati alla municipalità stessa. Perché in Italia si continua a costruire e non si rivaluta ciò che è già esistente? Non si può essere sempre contro il costruito, anzi, spesso ha senso evocare la necessità di sostituire un indecente costruito con un nuovo costruito. Più volte avrebbe senso eliminare l’eccesso di costruzione. Sappiamo che Il nostro Paese ha la memoria corta, dimentichiamo in fretta le innumerevoli tragedie del territorio che viene concepito come inesauribile fonte da consumare.  Le diverse pianificazioni contemporanee hanno indicato questa direzione.  Prima che sia troppo tardi sarebbe opportuno trovare nuove forme di comunicazione in senso contrario. L’eredità vera del nostro Paese è la nostra memoria: dal villaggio contadino magari censito tra “i borghi più belli d’italia”, ai capolavori dell’arte e dell’architettura o più semplicemente della “sapienza artigiana” che ha reso possibile capolavori e borghi, le tipologie agricole che caratterizzano i luoghi. La conservazione, la manutenzione richiedono spesso costi differenti che nel lungo termine possono diventare gravosi ma possono anche garantire la conservazione dei riferimenti culturali di un Paese. Ciò che osserviamo è che il sistema delle regole sembrerebbe fatto per i grandi investimenti e non per le piccole manutenzioni ed i costi per stare in certe regole a volte sono ingestibili dai piccoli utenti. Questo tipo di sistema genera l’abbandono di manufatti anche storici, porzioni di territorio, disincentiva pianificazioni semplificate e di buon senso. Gli italiani fanno i conti con la crisi ma alla casa (storicamente) ci tengono molto. Quali sono i primi passi di rivalutazione di uno spazio già esistente senza che il portafoglio ne risenta troppo? Suggeriamo di rivedere l’impiantistica domestica per ottimizzare i consumi e, perché no, piccoli interventi mirati a migliorare l’involucro opaco (le murature verso esterno della propria abitazione) e finalizzati ad un efficientamento energetico. Vi sono nuove tipologie di materiali che consentono anche prestazioni definibili “estetiche” o esperienze tattili, insomma superfici con qualità più morbide rispetto a quanto si è abituati, senza però essere parati o tessuti. Il consiglio prevalente è comunque di rivolgersi ad un conoscente architetto e valutare le possibilità di trasformazione fornendo informazioni di esigenze minime e budget. I nostri associati sono molto bravi e disponibili: si va dagli specialisti per le sistemazioni del verde sui balconi e terrazzi, giardini e cortili condominiali, ad esperti di energetica per gli ambiti domestici. Le nostre offerte promozionali sono riferite solo ad eventi particolari che vengono di volta in volta progettati e divulgati a mezzo stampa. Pertanto qualunque contatto con qualsiasi professionista deve essere garantito da un in incarico sottoscritto dalle parti e consequenziale ad un preventivo. Luca Stefanucci

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